Conte pensa già ai 5S senza Grillo. Più esterni, meno Parlamentarie
“Il contratto è marginale, tutelo i soldi degli iscritti”
Luca de carolis
L’avvocato si sente già oltre. Considera il garante già irrilevante, il passato che scalcia. “Non si è mai visto un parricidio con la risoluzione di un contratto, questa vicenda è assolutamente marginale rispetto all’assemblea costituente”, giura Giuseppe Conte al Corriere.it a proposito del contratto di 300 mila euro di Beppe Grillo, quello che a scadenza (l’estate prossima, a spanne) lui non rinnoverà. Ufficialmente, “perché Grillo riceve una remunerazione per una funzione comunicativa che ora non c’è e che quindi fa venir meno le ragioni di questi esborsi, soldi degli iscritti che devo amministrare con la massima cura”. Sillabe come indizio della fase nuova che Conte immagina per il Movimento, in cui ci sarà solo lui, lassù. “Uno dopo l’altro sta facendo fuori tutti i leader passati” sussurra un contiano.
E l’elenco inizia con Luigi Di Maio, auto-esclusosi con la scissione che fu, e continua con Davide Casaleggio, che ieri Conte ha liquidato con sillabe feroci: “Mi è stato chiesto a gran voce di interrompere il rapporto con lui perché non era trasparente, era una follia che il leader di turno non avesse l’archivio degli iscritti: ce l’aveva Casaleggio e non voleva consegnarlo. Ma di lui non parlo più”. Presto l’ex premier non vorrà parlare più neppure di Grillo. Punta a un M5S totalmente de-grillizzato: a dire dei suoi, condizione per attrarre professionisti e intellettuali, a cui Conte vuole sempre più aprire le liste del M5S. Passando per la cancellazione o la riduzione ai minimi termini delle parlamentarie, le selezioni web . L’avvocato è convinto che ci siano ampi settori della società civile da dove sottrarre candidati e competenze ai partiti di centro ma anche al Pd, di cui l’ex premier vuole essere un alleato, ma di cui rifugge la tendenza all’annessione. “Non saremo mai un arbusto dei dem”, ripete spesso. Però la collocazione è nel campo progressista, è questa la vera partita su cui si gioca la Costituente. Non a caso, come raccontava giorni fa l’Agi, Conte ha preso a parlare con frequenza con Carlo Calenda, su cui ha ormai rimosso il veto. Mentre il no a Matteo Renzi resta un dogma. Per questo il risultato in Liguria non fa dormire i contiani. “Se il centrosinistra perdesse di poco, Renzi rialzerebbe la voce, visto che siamo noi ad averlo escluso dalla coalizione” temono. Ma il nodo di fondo resta la Costituente. Conte spera – e i segnali dal confronto interno vanno in quella direzione – che la carica del garante , cioè di Grillo, venga depotenziata. Quindi che le venga data una scadenza e che perda poteri, tra cui quello di proporre i nomi per il comitato di garanzia. Da lì, ossia da Virginia Raggi, Roberto Fico e l’ex senatrice Laura Bottici, passerà il via libera alla probabilissima modifica della regola dei due mandati. Nella testa dell’ex premier, per i parlamentari il vincolo dovrebbe restare. Con la libertà però di candidarsi per un terzo mandato nelle Regioni o come sindaci. Magari anche per il Parlamento europeo. “Deciderà la base” è il mantra M5S. Invece Grillo aspetta l’assemblea di Roma del 23 e del 24 novembre, per cercare di guastare la festa al carnefice. Sulla causa legale invece è fermo. “È spaventato dalle conseguenze economiche di un’eventuale sconfitta”, racconta una fonte. Neutrale, nella guerra che non prevede clemenza per chi la perderà
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