Dai diamanti ai bond di Arcelor Mittal. Per la Lega #PrimaLeMultinazionali

 

Dai diamanti in Tanzania ai bond di Arcelor Mittal.

Salvini che si dice, a parole, contro l’Europa delle banche, dovrebbe spiegarci perché il suo partito avrebbe investito, a scopo di lucro, 300 mila euro in obbligazioni dell’azienda franco-indiana che ha acquistato l’Ilva e che ora minaccia di recedere, unilateralmente, dal contratto firmato con lo Stato.

Infatti, quella stessa Lega, a parole sovranista, che chiede di reintrodurre l’immunità penale per Arcelor Mittal, secondo diversi organi di stampa, avrebbe investito 300 mila euro proprio in un bond corporate di Arcelor Mittal. Cioè dice di essere dalla parte dei cittadini, dei lavoratori, contro i poteri forti, ma investe soldi in obbligazioni di multinazionali straniere.

Da “prima gli italiani!” a “prima i franco-indiani”, in questo caso. A parole fa finta di combattere l’Europa “serva di banche e multinazionali”, salvo poi schierarsi sempre dalla parte di quest’ultime. È forse per questo che la Lega, invece di prendersela con la multinazionale franco-indiana, e difendere i lavoratori come sta facendo l’esecutivo, si è scagliata contro il Governo? Salvini scappa e non risponde, come sempre, come ieri mattina, a precisa domanda, dice di chiedere all’amministratore della Lega su questi investimenti. Quindi investono a sua insaputa i soldi del partito?

È chiaro, quindi, il motivo per cui l’ex sottosegretario leghista al Mise, Edoardo Rixi, dimessosi per lo scandalo delle spese pazze in Liguria, si spendesse così tanto per Arcelor. Ed è curioso che Arcelor, a luglio del 2018, assunse come capo comunicazione proprio l’ex portavoce di un leghista d’annata, Roberto Maroni. Insomma fra l’azienda franco-indiana e la Lega ci sono molti rapporti e molti contatti. E chissà cosa avrà detto loro Salvini, da vicepremier, quando ha incontrato i vertici di Arcelor Mittal. Forse si è passati da prima i lavoratori a prima gli investimenti, quelli del partito verde.

Ma la domanda è: ritenete normale che la Lega, come emerge dalle inchieste, investa soldi pubblici (ricordate i famosi 49 milioni di rimborsi elettorali con i quali acquistarono diamanti in Tanzania), non solo su obbligazioni Arcelor Mittal, ma anche su alcune delle più famose banche e multinazionali, come l’americana General Electric, la spagnola Gas Natural, le italiane Mediobanca, Enel, Telecom e Intesa Sanpaolo?

Non c’è un macroscopico conflitto d’interessi se parliamo di un partito che è in Parlamento e che dovrebbe tutelare gli interessi degli italiani?

Con il Reddito di Cittadinanza iniziamo a portare l’Italia al livello degli altri Paesi UE

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Di seguito l’intervista a Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, apparsa su “Famiglia Cristiana”:

«I risultati concreti stanno per arrivare». È fiduciosa Nunzia Catalfo, 52 anni, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Lei, che già nel 2013 era stata prima firmataria del disegno di legge per l’istituzione del Reddito di cittadinanza, sottolinea innanzitutto che “non sono previste modifiche a questa misura, partita solo alcuni mesi fa. Adesso attendiamo i risultati che arriveranno con la seconda fase che è già iniziata. I Centri per l’impiego hanno avviato le convocazioni (sono già stati sottoscritti 50 mila Patti per il lavoro), e sono operative le due piattaforme previste dal decreto (GePI, acronimo di Gestionale per i patti per l’inclusione, e MyAnpal, la “scrivania digitale” che fa da intermediaria tra domanda e offerta di lavoro). Inoltre, la scorsa settimana ho firmato il decreto per l’avvio dei progetti utili alla comunità a cui i percettori parteciperanno nei loro Comuni di residenza”

Continua a essere convinta della bontà del provvedimento?

«Il Reddito di cittadinanza è una misura che andava fatta perché, come ha recentemente ricordato anche papa Francesco, i poveri non sono numeri ma persone a cui andare incontro. Questo è stato il motore della nostra azione. Il provvedimento è il grimaldello che, affiancato a un sostegno al reddito, ha messo fine all’immobilismo sulle politiche del lavoro in Italia. Abbiamo messo in piedi un’azione di sistema che questo Paese aspettava da vent’anni, finanziando con un miliardo di euro le Regioni per potenziare infrastrutture e risorse umane. Entro il 2021 saranno assunti a tempo indeterminato 11.600 nuovi operatori che andranno ad aggiungersi agli 8 mila che già operano nei Centri per l’impiego. Finalmente iniziamo a portare l’Italia al livello degli altri Paesi Ue».

I furbetti del Reddito di cittadinanza. Come trovarli?

«Come stiamo già facendo. Con controlli serrati che, grazie al lavoro delle autorità, già nei primi 6 mesi ci hanno permesso di scovare 185 lavoratori “in nero” percettori di RdC. Per tutti è scattata la denuncia più la revoca del beneficio. Il regime sanzionatorio che abbiamo previsto è molto severo: chi froda lo Stato prendendo indebitamente il Reddito rischia fino a 6 anni di carcere. Su questo non facciamo sconti».

In quali zone del Paese ci sono più domande?

«La maggior parte dei 980 mila nuclei percettori risiede in Campania (19%) e Sicilia (17,3%), mentre le percentuali più basse si registrano in Valle d’Aosta (0,1%) e Trentino-Alto Adige (0,3%)».

Questo significa che c’è anche più disoccupazione al Sud. Come combatterla?

«La disoccupazione noi la stiamo già combattendo e i dati ci danno ragione, tanto che ad agosto il tasso è sceso al 9,5%, ai minimi dal 2011. Anche la disoccupazione giovanile è in calo di 1,3 punti percentuali al 27,1%, il punto più basso dal 2010. Sappiamo che non basta, che oltre alla quantità bisogna rafforzare anche la qualità del lavoro. La parola chiave è diritti e per questo abbiamo fatto subito il Decreto dignità che, malgrado le critiche, sta dando i suoi frutti. I prossimi passi sono il taglio del cuneo fiscale e il salario minimo. Così si consoliderà il trend delle assunzioni e ci saranno benefici anche al Sud».

Com’è composto il nucleo familiare dei percettori del Reddito?

«Si tratta di famiglia con, in media, 2,4 persone con un’età attorno ai 36 anni. Il 36% dei nuclei familiari che percepiscono il Reddito di cittadinanza vede la presenza di minori: in totale sono 597mila. Un numero da tenere a mente perché vuol dire che circa 600 mila minori, grazie al RdC, hanno un sostegno certo. È una delle cose di cui vado più fiera».

 Il Reddito di cittadinanza non risolve, però, tutti i problemi. Lei ha detto che uno dei suoi cavalli di battaglia sarebbe stata anche la parità di reddito delle donne. A che punto siamo?

«L’obiettivo è quello di arrivare a una totale parità delle retribuzioni tra uomo e donna, che non deve essere solo formale, ma sostanziale. Come? Stiamo studiando una serie di misure premiali volte a incentivare chi assume donne al rientro dalla maternità, a contrastare il part-time involontario, al riconoscimento del lavoro di cura e al rafforzamento del congedo di paternità obbligatorio. In questo senso, intendo coinvolgere pienamente le Camere: in Parlamento ci sono già diverse proposte di legge che possono rappresentare una base di partenza».

Bisogna combattere anche il lavoro nero e il caporalato.

«Il 16 ottobre al ministero del Lavoro ho insediato il tavolo interistituzionale sul caporalato. Voglio che dai lavori del tavolo emergano con forza procedure che spezzino il ruolo centrale del caporale. Questo si può fare esclusivamente rendendo trasparente l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Su questo tema ho avuto modo di confrontarmi con lo Special Rapporteur per le schiavitù dell’Onu, Urmila Bhoola, che ha molto apprezzato l’impegno dell’Italia in questa direzione. Nel contesto difficile in cui ci troviamo a operare, nel quale la criminalità organizzata approfitta delle debolezze dei lavoratori, dobbiamo anche riconoscere che non siamo soli. Abbiamo il supporto della Commissione europea, grazie al Programma di sostegno alle riforme strutturali. Dal canto nostro, come ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali abbiamo finanziato con 85 milioni di euro il piano triennale dedicato proprio alla prevenzione e alla lotta al caporalato».

Abbiamo delle ottime leggi sulla sicurezza, perché allora aumentano gli infortuni e le morti sul lavoro?

«È vero, abbiamo una delle legislazioni più avanzate d’Europa ma questa non è del tutto attuata. È mia intenzione realizzare un aggiornamento del Testo unico sulla sicurezza del 2008. Questo è un obbligo morale, prima che giuridico, di fronte al fenomeno degli infortuni sul lavoro che continuano a essere ancora troppo elevati. Ricordiamoci sempre che parliamo di persone, non di numeri. Occorre inoltre fare in modo che le leggi che abbiamo siano rispettate. Per questo, stiamo già lavorando per far attivare la patente a punti per le imprese che investono in sicurezza e stiamo provvedendo al rafforzamento dell’attività di vigilanza, con nuove assunzioni di personale ispettivo. Puntiamo poi sulla diffusione della cultura della prevenzione attraverso campagne informative e formative. Sono partiti i primi progetti di formazione finanziati dal mio Ministero attraverso il bando Inail: circa 15 milioni di euro che raggiungeranno 30 mila lavoratori in tutta Italia con metodi didattici innovativi adeguati alle specifiche realtà aziendali».

È FATTA! Meno 345 parlamentari. Promessa mantenuta!

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Di seguito la dichiarazione di voto di Anna Macina, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati:

Grazie Presidente, ci siamo: tra pochi minuti sarà chiamata la votazione sulla riforma costituzionale che ridurrà il numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315 a 200.

Io non mi limiterò a ricordare il risparmio economico che comporta, anche se permettetemi: quando la politica chiede ai cittadini italiani dei sacrifici o è a conoscenza di quanto sia difficile arrivare a fine mese, quella stessa politica deve dare l’esempio.
“Il mondo cambia col tuo esempio, non con le tue parole”, diceva un poeta a me molto caro. E allora questo Parlamento dia l’esempio, perché non è cosa di poco conto il risparmio e l’attenzione alle casse dello Stato.

Non è cosa di poco conto riformare i regolamenti di Camera e Senato e avere un accorpamento delle commissioni con una riduzione del numero di presidenti, vicepresidenti, segretari e relative indennità.

Non è cosa di poco conto, ma sostanzialmente (ed è questo il punto) questa è sì una battaglia che il MoVimento 5 Stelle ha portato avanti con fermezza, determinazione e forza, ma non è mai stata una bandierina da sventolare, non è mai stata una merce di scambio e non è mai stata una moneta con cui qualcuno voleva comprare il MoVimento 5 Stelle.

Il MoVimento 5 Stelle non è in vendita e non è in vendita nemmeno la Costituzione. Noi non siamo in vendita.

La scelta di portare avanti questa riforma sulla spiaggia e sotto l’ombrellone non è un ricatto e non è fumo negli occhi degli italiani lo spirito che ci ha animato. È uno spirito riformatore, ma rispettoso. Ecco perché il metodo è cambiato. Il metodo è quello di intervenire in maniera precisa e puntuale senza stravolgimenti, questa è la novità. La Costituzione vive, è diritto vivente e allora non è avulsa dal tempo e dallo spazio, va calata nella realtà, nella complessità e nella velocità del tempo in cui viviamo adesso. Sappiamo benissimo, per rispondere a chi è intervenuto prima o agli interventi di ieri in discussione generale, che vari e ripetuti sono stati i tentativi di arrivare ad una riduzione del numero dei parlamentari. Certo, ricordiamo la commissione Bozzi, la commissione Violante, tutti tentativi di riforma mai portati a compimento per mille motivi, ma per noi la democrazia deve rinnovarsi. Se vuole essere democrazia e ha in se la forza per farlo, allora oggi ci riusciamo perché in questo Parlamento e in questo momento qui c’è una forza democratica riformatrice che ha portato i cittadini nelle istituzioni e portando i cittadini nelle istituzioni ha portato qui dentro il volere di quelli che sono fuori.

La voglia e il coraggio è anche la forza di riavvicinare i cittadini alle istituzioni. Allora lasciamo il campo, se ci riusciamo, scevro dai preconcetti macchiati da ideologie dei partiti e rispondiamo ad una semplice domanda: cosa chiedono i cittadini fuori? Abbiamo bisogno di tanti parlamentari quante sono le risposte che sono in grado di cambiare lo stato delle cose. Allora il problema non è il numero dei parlamentari, il problema è la capacità del Parlamento di rispondere alle esigenze dei cittadini che sono fuori, al più vista la riduzione del numero dei parlamentari sarà richiesto a partiti e movimenti politici un atto di responsabilità, un senso di responsabilità anche quando presenteranno ai propri elettori i candidati e magari pretenderanno di offrire il meglio ai loro elettori.

E allora il problema forse, per introdurre anche il concetto legato alla rappresentatività e anche quello del trasformismo che nella passata legislatura ha raggiunto un picco esagerato e che ha privato i territori dei propri rappresentanti che una volta qua dentro hanno scelto di aderire a programmi in TV con quelli con cui si erano presentati. Questo è un problema.

Parliamo della rappresentatività. Quando fu scritta la Costituzione non fu né sacralizzato né cristallizzato il numero dei parlamentari, perché si era ben consapevoli che la Costituzione deve vivere nel tempo in cui c’è. Alcuni numeri potevano avere un senso in un momento storico diverso da questo, oggi non lo hanno più perché oggi ai cittadini è consentito un rapporto diretto con i propri rappresentanti. I canali della comunicazione, l’informazione, torna il tema della capacità del Parlamento di portare a termine un processo decisionale, una politica capace di non fare politica fine a se stessa e per se stessa, ma capace di dare risposte ai cittadini che sono fuori dai palazzi. E non è ancora tutto: abbiamo sempre detto anche in seconda lettura qui alla Camera che la riduzione del numero dei parlamentari avrebbe imposto altri processi sia di livello costituzionale, sia di modifica dei regolamenti, sia della modifica della legge elettorale. Certo che l’abbiamo detto e quindi non è un contrappeso che avevamo negato prima e adesso lo diciamo: l’abbiamo sempre detto, tanto è vero che siamo già tutti al lavoro per una legge elettorale e per la modifica dei regolamenti, per equiparare elettorato passivo e attivo tra Camera e Senato, strumenti atti ad arginare l’eventuale ricorso alla decretazione d’urgenza. Anche questo è un tema, perché la riflessione sul da farsi non è tanto sulla crisi della rappresentatività, quanto sulla crisi della capacità del Parlamento di imporsi, perché il Parlamento è il vero e unico depositario della sovranità popolare, questo va ricordato.

Noi non ci proponiamo di distruggere o indebolire gli strumenti della democrazia rappresentativa, ma al contrario, vogliamo valorizzarli, adeguarli al tempo, renderli più rispondenti ai tempi e alle richieste dei cittadini e allora rispediamo al mittente tutte le accuse di demagogia. La verità è che vogliamo regalare all’Italia un Parlamento più efficiente, questa è la verità, come abbiamo sempre ribadito e come abbiamo sempre dimostrato con atti concreti, mettendoci da subito al lavoro su altri temi.

Questa mattina qualche giornalista ha dipinto quest’Aula immaginandola al momento del voto come i tacchini che festeggiano l’arrivo del Natale. Una visione distorta, anche cattiva della politica e dei politici, anche offensiva. Bene, oggi questo Parlamento ha la possibilità di lanciare un messaggio contrario e potentissimo: questa classe politica ha la forza e la voglia di anteporre gli interessi e il bene dei cittadini regalando loro un Parlamento efficace ed efficiente e attento anche al suo posto e perché no, anteponendolo e facendolo risaltare rispetto allo spirito di autoconservazione della politica e dei politici.

Per rispondere a qualcun altro: la politica è servizio, la politica è passione, la politica è quella dal sapore buono e al servizio dei cittadini. Questo è il messaggio che oggi lanciamo al Paese e recuperiamo credibilità e rispetto agli occhi dei cittadini, delle istituzioni per le istituzioni e per chi si dedica alla politica con animo sincero.

Rappresentare è sostanzialmente un onore e va sempre ricordato.

Per tutti questi motivi annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.

 

🔴 È FATTA: APPROVATA LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI!

72174387_10157338162895813_4203400946891358208_oSiamo stati per anni il Paese con il numero più alto di rappresentanti eletti, abbiamo ascoltato per 40 anni chiacchiere e promesse sulla riduzione del numero dei parlamentari, ma SOLO IL MOVIMENTO 5 STELLE è riuscito ad arrivare all’approvazione di una storica legge di riforma costituzionale:
345 PARLAMENTARI IN MENO E 1 MILIARDO DI EURO IN 10 ANNI PER I CITTADINI.
L’avevamo promesso ed ora è realtà, finalmente l’Italia volta pagina!
#1MiliardoDiMotivi

 

 

 

Riqualificare si ,ma a quale costo?

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L’Amministrazione attuale di Albisola è entusiasta che gli ultraventennali ruderi vengano finalmente riqualificati e che vengano aperti altri supermercati.

Ma è giusto chiedersi:  riqualificare sì, ma a quale prezzo?

Con la delibera dell’ultimo consiglio comunale, avente ad oggetto l’ex distributore di Corso Ferrari , un supermercato di media dimensione andrà ad aggiungersi a quello che sorgerà di fronte, nell’ex deposito della TPL.

E’ anche abbastanza semplice capire,  che questi ed altri supermercati che sorgeranno ,visto che  ad Albisola si può aprire un nuovo supermercato sostanzialmente ovunque ,non potranno vivere dei soli clienti albisolesi ; quindi è facile dedurre che il traffico in corso Ferrari e Corso Mazzini aumenterà ancora ,con la felicità di chi vive in quel luogo ,ma soprattutto allontanerà definitivamente il turista e l’investitore che un’ amministrazione attiva si proponga di cercare.

Non c’è ombra di dubbio che Albisola Superiore abbia bisogno di essere riqualificata .

Ma è anche assolutamente necessario agire con una seria programmazione ,  soprattutto con soluzioni utili per chi vive e lavora nella nostra cittadina.

Il Gruppo di opposizione del M5S con Stefania Scarone ,è estremamente critico sull’operato dell’Amministrazione Garbarini  , non solo dal punto di vista urbanistico ,ma anche per come  non venga  affrontata l’enorme problema della viabilità cittadina , soprattutto il problema dei mezzi pesanti ;quello che più sconcerta è la mancanza di una programmazione territoriale e di una visione  del futuro della  nostra cittadina.

Quando ci si limita ad accettare le proposte di soggetti attuatori che vedono nella nostra città solo ed  esclusivamente un possibile affare , è necessario chiedersi ancora, chi programma il futuro Albisolese?

Secondo l’amministrazione attuale,  non esiste alternativa se non accettare i soggetti che manifestino interesse ad investire.

Secondo il Sindaco Garbarini non c’è possibilità di opporsi all’invasione di supermercati che ridurranno  la nostra città priva di  un tessuto sociale , con centri storici abbandonati, privi di attrattiva turistica e di conseguenza il piccolo commercio sparirà completamente e con esso,  l’interesse di imprenditori coraggiosi che si sono allontanati da Albisola a causa del malgoverno cittadino che persiste da oltre 10 anni.

E’ ovvio che l’imprenditore cerca il suo affare,  ma un amministratore attento al bene comune, cerca l’investitore che fa per lui, per la sua visione di città e tutto ciò si  riassume in un’unica parola “Programmazione”, ma pare che questa amministrazione ne sia priva .

Movimento 5 Stelle Albisola

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Approvata Mozione “ Plastic Free Challenge”, Consiglio comunale Albisola Superiore

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Nell’intenso Consiglio Comunale di ieri sera, Lunedi 30 Settembre, è stata discussa e approvata all’unanimità la Mozione presentata dalla portavoce del M5S in consiglio comunale Stefania Scarone per l’adesione del Comune di Albisola alla Campagna “Plastic Free Challenge”.

Nell’approvare questa importante iniziativa, promossa dal Ministero dell’Ambiente, il Comune di Albisola Superiore si impegna a dare l’esempio nell’eliminare l’uso delle plastiche usa e getta a partire dal prossimo consiglio comunale, con l’uso di bottiglie/borracce/bicchieri, riusabili o compostabili.

Progressivamente, questi importanti e utili comportamenti verranno estesi agli uffici comunali e promossi nelle scuole e associazioni e enti.

Le microplastiche, presenti anche nel nostro mare, saranno purtroppo eliminabili fra centinaia di anni e nel frattempo la catena alimentare marina si ciberà anche di queste microplastiche che saranno presenti anche nei prodotti ittici.

E’ quindi urgente e indifferibile prendere coscienza della pericolosità dell’uso della plastica; modificando le nostre abitudini faremo del bene alla nostra terra, al nostro mare e a noi stessi.

I politici facciano un passo indietro. Gli umbri facciano un passo avanti

La lettera del capo politico del MoVimento 5 Stelle a “La Nazione”

Caro direttore,

a breve ci saranno le elezioni regionali in Umbria e i cittadini saranno chiamati a scegliere un progetto e una persona per guidare la Regione nei prossimi 5 anni. È un appuntamento importante anche perché si arriva in anticipo a questa data in seguito a uno scandalo che ha coinvolto direttamente la giunta uscente, ma che, soprattutto, ha colpito i cittadini che si affidavano a una sanità travolta da uno scandalo di corruzione. Va da sé che la fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini sia crollata. E questo crea una ulteriore emergenza in questa regione. Dobbiamo trovare un nuovo modo di immaginare la politica al servizio dei cittadini.

Non sono un cittadino umbro e con molta umiltà ho cercato di ascoltare con attenzione le proposte delle forze politiche e le richieste degli umbri. Tutte queste forze sono legittimamente impegnate a formare coalizioni, programmi e a trovare candidati. Ma, se mi permette, non sembra sia ben chiara la gravità del momento che sta attraversando questa regione. Lo scandalo che ha colpito la sanità non è un tema da usare in campagna elettorale, bensì un momento da tenere ben presente per capire cosa vogliamo non accada più. Perché non è più accettabile che un cittadino onesto si presenti legittimamente a un concorso pubblico in un settore cruciale come la sanità e si veda tagliato fuori da giochi di potere.

Lo dico con molta sincerità, a questo giro non può risolversi tutto con una campagna elettorale in cui ci si lancia accuse reciproche su chi ha fatto peggio. Per noi sarebbe facile accusare qualcuno, ma vedere l’Umbria colpita da un male endemico come la corruzione, deve portarci ad un ragionamento molto più alto.
Io credo che questa terra in passato abbia sempre dimostrato di avere gli anticorpi per fermare questo genere di pratiche. Se quegli anticorpi, anche nella gentilissima Umbria, sono venuti meno, evidentemente è ora di cambiare il modo di intendere la politica. E per rigenerare il patto di fiducia cittadini – istituzioni, secondo me c’è bisogno che tutte le forze politiche di buon senso facciano un passo indietro e lascino spazio ad una giunta civica, che noi saremmo disposti a sostenere esclusivamente con la nostra presenza in consiglio regionale, senza pretese di assessorati o altri incarichi. Ovviamente ci aspettiamo che tutti gli altri facciano lo stesso.

Qualcuno parlerà di alleanze o coalizioni, ma non si tratta di questo. Ognuno correrà con il proprio simbolo in sostegno di un presidente civico e con un programma comune. Ma senza pretendere nulla sulla composizione della giunta e sulle dinamiche del Governo regionale. Le forze politiche saranno solo in consiglio regionale con i propri gruppi.

In questi anni, nella terra di san Francesco e san Benedetto, il Movimento 5 Stelle ha lavorato sodo. Lo abbiamo fatto con i nostri attivisti, i parlamentari, l’europarlamentare Laura Agea, i consiglieri comunali e i nostri consiglieri regionali. Il nostro candidato alla presidenza della Regione del 2015, Andrea Liberati, è al secondo mandato. Si è speso tanto in questi 4 anni (Marini II è durata 3 anni e 11 mesi, ndr), pur sapendo di non potersi ricandidare per le regole del Movimento. Questo spirito di servizio che Andrea ha saputo dimostrare con i fatti ogni giorno, vorrei potesse essere il punto di partenza di un patto innovativo per il bene comune dell’Umbria, come quando, con le marce Perugia-Assisi, stringemmo proprio qui un patto per il bene dell’Italia contro povertà e mancanza di lavoro, fenomeni crescenti in questa regione.

Un patto civico, che veda un candidato Presidente fuori dalle appartenenze partitiche e che possa mettere al centro un programma innovativo, di punti veri e realizzabili. Un programma che possa ispirare serietà, fiducia e competenza.

Credo sia ora di dare una sterzata e cambiare del tutto le persone chiamate a gestire questa Regione.
Vorrei essere più chiaro. Tutte le forze che credono nel bene comune di questa regione, facciano un passo indietro, rinunciando ai propri candidati Presidente, e mettano fuori dalle liste quei candidati che hanno avuto a che fare con il passato di questa regione e gli impresentabili. Chiediamo che sottoscrivano insieme a noi un appello ai cittadini, proponendo alle migliori risorse di questa regione di farsi avanti. Queste risorse ci sono. Chiedendo ad una personalità all’altezza di proporsi come Candidato Presidente. Sosteniamolo e diamogli autonomia piena per formare una squadra di super-competenti, senza interferenze della vecchia politica. Noi svolgeremo il nostro ruolo in Consiglio regionale.

Di fronte ad una emergenza come quella che sta attraversando l’Umbria, è tempo di volare alto e di iniziare a progettare il futuro fuori dagli schemi, per un piano coraggioso e innovativo che garantisca la moralità e l’onestà delle istituzioni, che sappia lanciare il cuore oltre l’ostacolo.

L’Umbria può essere la culla di un nuovo modo di innovare la politica a partire dal locale, di un nuovo modo di fare imprenditoria coinvolgendo i giovani e il territorio.

Noi in questo patto porteremo il nostro contributo per la rinascita della regione e delle comunità locali, che ne sono il cuore pulsante.
Metteremo al centro la maggiore sicurezza nelle città, infrastrutture nuove che restituiscano centralità ad una regione isolata. Un impegno serio per l’Ambiente, che riduca davvero le fonti inquinanti e superate come gli inceneritori, per tutelare il Cuore Verde d’Italia. Vogliamo far diventare il turismo, e soprattutto il turismo sostenibile, la prima industria dell’Umbria: dal Trasimeno alle Marmore, da Perugia a Spoleto, da Città di Castello a Orvieto. Senza tralasciare la ricostruzione post sisma che deve essere sempre al centro.

Possiamo creare una Regione più competitiva in Italia e all’estero che investa nelle imprese, che crei migliaia di posti di lavoro per restituire dignità a tante famiglie, che non faccia fuggire i giovani lontano.

All’Umbria serve un progetto che contenga concretezza e visione e che si ispiri al bello, alla bellezza di cui è piena questa splendida terra.

Ho lanciato un appello chiaro a tutte le forze politiche che hanno a cuore il bene comune: facciamo tutti un passo indietro.
E ne ho lanciato un altro a tutti gli umbri di buona volontà che vogliono mettersi in gioco: fate un passo avanti.

C’è bisogno di voi.

Come un’ordinanza può essere inutile quanto inefficace.

Logo Albisola 800Come l’ex sindaco Orsi ,anche l’attuale Sindaco  Garbarini   ha emanato un’ ordinanza per il traffico pesante  per il 2019, con scadenza oggi venerdi 13 settembre.

Possiamo dire, senza ombra di dubbio, che questa ordinanza, oltre a non funzionare per mancanza di controlli efficaci, non è a favore dei cittadini Albisolesi.

Vogliamo ricordare che  sono state raccolte dai cittadini albisolesi da parte del Comitato Albisola Vivibile, Albisola-Luceto Sostenibile( 2350 firme) e dal  Meetup delle Albissole (1131 firme ), per un totale di 3481 firme, consegnate  al comune di Albisola Superiore anche con posta Pec .

Quale è stata la risposta alla richiesta di “sicurezza e salute” che queste firme richiedevano?

Una mini Ordinanza di poche ore al venerdi pomeriggio (dalle 15 alle 21 per 6 ore) da metà Luglio a metà settembre( 2 mesi ), che se fosse applicata, con i dovuti controlli, potrebbe al massimo essere utile esclusivamente per i turisti in arrivo .

E per gli albisolesi che vivono e lavorano ad Albisola tutto l’anno che cosa si ha intenzione di fare?

I cittadini Albisolesi continuano ad essere inascoltati, i Tir continuano ad intasare le nostre strade ed i fumi di scarico i nostri polmoni, le persone continuano ad essere investite ed  a volte uccise sulle strisce pedonali e nulla viene fatto per aumentare la sicurezza di Corso Mazzini, Corso Ferrari e via Turati ,magari con infrastrutture atte a ridurre i rischi per pedoni e ciclisti  .

E’ anche  chiaro che il blocco dei mezzi pesanti non potrà mai essere subordinato ad  una  circolazione alternativa, individuata esclusivamente in una   Aurelia bis, che risulta ad oggi ferma ,nè si conosce al momento il termine dei lavori.

E’ altresì un fatto, che i Tir in entrata ed in uscita dal casello ,anche in presenza di una Aurelia bis funzionante ,dovranno sempre e comunque attraversare il centro cittadino di corso Mazzini e via Turati per raggiungere l’ingresso della  futura strada per ”l’interporto di Savona” con ingresso a Grana.

Il M5S Albisola ,nel suo programma ,che si può consultare sul  sito :  www.albisola5stelle.it  aveva espresso chiaramente l’ impegno in tal senso “ Per quanto riguarda l’annoso problema, mai risolto dalle precedenti amministrazioni, sull’uscita e l’ingresso dei mezzi pesanti superiori a 7,5 tonnellate dal casello autostradale di Albisola, intendiamo intervenire vietando o limitando l’ingresso di questi mezzi sulle strade cittadine. È indubbio che non si possa attuare una seria modifica della viabilità albisolese pensando di accettare mezzi di questa portata nel ciclo urbano cittadino. La sicurezza e la salute dei cittadini deve essere salvaguardata ad ogni costo e noi ci impegneremo a farlo. “

Noi continueremo ad impegnarci in tal senso e chiediamo alla nuova Amministrazione e al nuovo Sindaco Maurizio Garbarini di dare una efficace e coraggiosa risposta , con una “vera ordinanza” che blocchi i mezzi pesanti in entrata ed in uscita dal casello, ad esclusione di quelli che operano nelle Albisole , effettuando controlli seri e continui che scoraggino i conducenti dei Tir, sempre in contatto radio fra di loro, ad uscire al casello di Albisola .

Le continue richieste di “salute e sicurezza” da parte dei cittadini meritano una concreta risposta, attraverso una vera volontà politica di risolvere l’annoso problema del traffico pesante nel nostro centro cittadino.

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L’epoca dei descamisados è finita

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(Roberta Labonia) – Il tempo dei “descamisados” sta per finire. Mi riferisco ai vari “Di Battista”, ragazzi splendidi peraltro, che hanno contribuito con la loro passione, con il loro coraggio e una buona dose di incoscienza, a portare il messaggio rivoluzionario di giustizia sociale e lotta ai privilegi della casta tra la gente e l’hanno conquistata, tanto che questi ragazzi (anche i più agèe di loro lo sono, dentro), sono arrivati al Governo del Paese dopo neanche 10 anni dalla loro nascita politica.

Tutto ha preso forma dall’idea di due “vecchi” visionari, quel Gianroberto Casaleggio, un precursore dei tempi che li ha lasciati prematuramente, ed un’altro uomo, al secolo Giuseppe Piero Grillo, meglio conosciuto come Beppe, che se andate a guardare su Wikipedia viene ancora oggi derubricato alla prima riga come “comico”, ma che in realtà è persona serissima ed è ancora oggi, nonostante lui si sia voluto retrocedere al più defilato ruolo di “garante”, il vero asse portante del Movimento. A proposito, apro parentesi: chi in queste ore sta speculando contro di lui per la vicenda che vede uno dei suoi figli indagato per un presunto stupro di gruppo, mi fa un po’ schifo, uno fra tutti Matteo Salvini.

Ma dicevamo, il primo obiettivo i ragazzi a 5 Stelle, sposando l’idea di questi 2 uomini, l’hanno centrato: hanno aperto le aule parlamentari “come una scatoletta di tonno” (checché ne dica la Meloncina della Garbatella), obbligando i vecchi parrucconi (anche i più giovani di loro lo sono, dentro), a ripensare il modo di fare politica e a ripensarsi. Ognuno di loro oggi, scimmiottando pateticamente i pentastellati, vanno dicendo per ora solo a parole, di voler rimettere al centro l’interesse dei cittadini, come non avessero già avuto 25 anni per farlo, tanto è durata la tristemente nota seconda Repubblica.

Ma ogni rivoluzione ha i suoi percorsi ed è un bene che sia così, guai fermarsi alla protesta, prima o poi occorre passare ai fatti, togliere la camicia sbottonata ed assumersi la responsabilità di governare il Paese. Le prove generali, nonostante un compagno di viaggio inaffidabile, anche lui descamisado ma di un brutto colore verde marcio, hanno consentito al Movimento di portare a casa tante cose buone (fra tutte la legge Spazzacorrotti e il Reddito di Cittadinanza), sia pure inframmezzate da qualche sconfitta (una, la più bruciante, il via al TAV).

Oggi, con la fiducia che fra meno di un’ora Giuseppe Conte chiederà all’aula della Camera, partirà un nuovo Esecutivo. I nuovi compagni di viaggio, i già enne volte essecrati uomini del Partito Democratico, ma ineludibili per la formazione di un nuovo Governo in base alle regole che governano la nostra democrazia parlamentare, mi limito ad osservare che, solo dopo poche ore dall’aver prestato giuramento, si sono lasciati andare a delle incontinenze verbali di cui gli spaesati elettori avrebbero volentieri fatto a meno.

Credo di non sbagliarmi se preconizzo che fra pochi minuti le parole di Giuseppe Conte, oggi Presidente del Consiglio a tutti gli effetti, li richiamerà perentoriamente all’ordine.

L’epoca dei “descamisados” è finita. Oggi il volto del Movimento 2.0 è il suo, quello che l’onnipotente quanto sgrammaticato Trump ha ribattezzato “Giuseppi”, e il messaggio che manderà sarà chiaro: zitti e lavorare. Ma nell’esclusivo interesse del Paese Italia.

La genesi di Italia 5 Stelle: Circo Massimo 2014

 

Anche quest’anno si avvicina il nostro appuntamento per eccellenza: Italia 5 Stelle.

Un momento fondamentale perché eletti, non eletti, attivisti, ma anche semplici curiosi si incontrano.  Ci siamo incontrati in tante parti d’Italia e quest’anno ci vedremo a Napoli.  

Oggi però vi vorrei parlare del primo Italia 5 Stelle che, da romana, porto nel cuore. Era il 2014 e ci riunimmo tutti al Circo Massimo.

Fu un momento bellissimo perché era tutto appena iniziato. C’era un calore particolare tra le persone, una forte voglia di confrontarsi, di mettersi in discussione, di programmare, di progettare e di dare, uno all’altro, la forza di dire: “Andiamo avanti, andiamo avanti! Questa è la volta giusta!”.

Abbiamo fatto un percorso immenso e oggi siamo al governo del Paese. 

E oggi, più di allora, c’è bisogno di un momento importante di confronto e Italia 5 Stelle, a Napoli, spero sia proprio questo: un momento dove tutti, eletti, non eletti, attivisti, semplici simpatizzanti e – perché no? – anche qualcuno che ci contesta qualcosa, abbiano voglia di venire e di chiedere: “E adesso cosa facciamo? Come andiamo avanti?”.  Perché c’è gran voglia di andare avanti, ma sono sempre stata dell’idea che si inizia, si va avanti e si finisce tutti quanti insieme.

Ed è con questo spirito che vi aspetto, in tanti, numerosi, con la voglia che vi ho trasmesso in questo momento di incontrarci e di dirci: “Andiamo avanti!”.