Un tour de force contro la plastica che coinvolgerà uno dei territori più vasti del Paese. L’evento rappresenterà un’occasione per distribuire materiale informativo sulla Legge Salvamare e per parlare del nostro Patto per l’Ambiente: il Green New Deal.
Una serie di eventi che coinvolgeranno adulti e bambini e che mira a sensibilizzare sull’utilizzo di materiali eco-compatibili e sul non utilizzo di plastica monouso.
Soldi e partiti sono un binomio micidiale che ha segnato le peggiori pagine della storia della nostra Repubblica.
Un “vizietto” che i partiti non hanno mai abbandonato, nonostante le stangate arrivate in diverse fasi della storia d’Italia. Senza tornare ai tempi di “mani pulite”, basta guardare all’ultimo lustro in cui i partiti si sono mossi come della holding, società a scopo di lucro che hanno investito in immobili, finanza, perfino pietre preziose. E a farne le spese, alla fine, sono i cittadini, perché tutto a inizio dai fondi pubblici.
Da ultimo sul caso “Moscopoli” da Salvini ancora nessun segnale di vita. Il suo quasi omonimo Savoini improvvisamente diventa uno sconosciuto, uno incontrato per caso, ma che si spendeva il suo nome in operazioni che sembrano avere certamente delle ombre, altrimenti la magistratura non starebbe indagando. Ma, a parte qualche battuta da (ultima) spiaggia, a tutte le legittime domande che sono emerse in questi mesi il “Capitano coraggioso” ha replicato battendo in ritirata, omettendo, dando risposte a mezza bocca.
Gli sono state chieste risposte in una sede quanto mai opportuna quale quella del Parlamento italiano quando era ministro, ma lui non si è neanche presentato come sarebbe stato suo dovere, figuriamoci ora. Eppure continuano a venire fuori questioni legate a denaro e partiti, ultima l’acquisto di un bond di 300 mila euro di Arcelor Mittal. Ma cosa diavolo c’entra un partito con i bond? La Costituzione ci dice che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Concorrere alla politica nazionale, non alla finanza internazionale.
Per cui ben venga il disegno di legge d’istituzione di una Commissione d’inchiesta su “Moscopoli” ma facciamo anche di più, guardiamo a tutti i fondi di tutti i partiti. In questo modo non solo toglieremo qualunque alibi alla Lega, ma daremo dimostrazione ai cittadini italiani che i partiti non hanno paura di farsi guardare nelle tasche e che rispettano il principio di trasparenza.
Chi non ha fatto nulla di male, non ha nulla da temere.
Franco Caminiti) – Forse il professor Giuseppe Conte è sceso coi piedi per terra. L’ha dimostrato con un gesto di coraggio. Di coraggio vero, perché mescolarsi agli operai Ilva, voglio dire ‘fra loro’ non da un palco magari sollevato e protetto, non era semplice. C’era un rischio reale (ricordate la statuetta sui denti di Berlusconi?), un rischio reale e fisico. Eppure Conte si è mescolato fra gli operai. Bravo! Ho detto è sceso coi piedi per terra, proprio così, con la frase “non ho la soluzione in tasca”. Non era questa la sua posizione qualche giorno fa, quando invece era convinto, e voleva convincere gli italiani che avremmo ‘inchiodato Arcelor-Mittal’ alle loro responsabilità. Come se il più grande produttore d’acciaio del mondo non avesse buoni avvocati a valutare le azioni prima di intraprenderle. 7 ne hanno messi in campo, dicesi ‘7’ avvocati, di quelli da centomila euro al giorno! L’ho scritto quasi subito che Conte avrebbe perso la battaglia con Mittal; se ne è reso conto.
Chi sembra ancora vagare nelle nuvole è il viceministro Stefano Buffagni, il quale, ancora ieri, in un video su Facebook, riferito a Mittal, sbraitava: gliela faremo pagare cara!. Sbagliare ‘a caldo’, subito dopo la decisione di Arcelor-Mittal, sarebbe anche comprensibile, (non perdonabile), ma dopo aver compresa la situazione i toni avrebbero dovuto modificarsi. Invece Buffagni in questi ultimi giorni sembra essere vissuto ‘altrove’.
Avrei voluto vedere una delegazione di politici che piazza una tenda all’Ilva e ci sta fino a quando non si risolve il problema. Deputati e senatori che vivono, mangiano e dormono, nei banchetti davanti all’Ilva, per provare cosa vuol dire respirare l’aria ricca di polvere di ferro, l’aria che uccide la gente, e adesso anche l’aria di disperazione. No, nessuno ci è andato. Ci è andato Conte, l’unico che, se andiamo a ben vedere, in questa vicenda non ha nessuna, proprio nessuna, colpa. Anzi, ha anche tentato di metterci una pezza ripristinando le clausole di garanzia dette ‘scudo penale’. Ma i 5 Stelle si sono opposti in Parlamento, capitanati da Barbara Lezzi, che forse avrà pensato di farsi così la campagna immagine per la sua candidatura a Presidente della Regione Puglia. E forse, insidiare anche il ruolo di Di Maio in seno al Movimento. Nella vicenda Ilva di Taranto, nessuno può tirarsi fuori, nessun partito, perché tutti c’erano, in un modo o nell’altro, sin dai tempi dei Riva. Sì, uno può dire ‘io non c’entro in questo problema’, uno solo, ed è Giuseppe Conte. E’ una realtà, dimostrata ampiamente dal fatto che solo Conte ha avuto il coraggio, e la coscienza pulita, di andare ad abbracciare gli operai disperati di Taranto.
In tanti che mi seguono, e che spesso mi attaccano, mi hanno tante volte detto ‘quando dirai bene di Giuseppe Conte?’. Ecco, è il momento di dire, senza timore di smentite: “Bravo Presidente Conte!”